OVVERO LE
10 REGOLE DELLA MANIPOLAZIONE MEDIATICA
SECONDO ARTHUR FRAME VS. NOAM CHOMSKY
1 - La strategia della distrazione. La televisione distrae, ma a dispetto del cestello della lavatrice, che incanta e ipnotizza è meno appassionante. La Tv a differenza della lavatrice non lava solo i panni sporchi in casa propria, ma centrifuga il cervello. Chi sostiene che “dipende da che cosa fanno in Tv” oltre ad essere persona ingenua e non informata sui fatti è in genere analfabeta. La televisione amplia la metratura del nostro appartamento riempiendola di persone “importanti” dandoci la sensazione, del tutto illusoria, di partecipare alla cosa pubblica
1) Spegnere la TV.
1 - La strategia della distrazione. La televisione distrae, ma a dispetto del cestello della lavatrice, che incanta e ipnotizza è meno appassionante. La Tv a differenza della lavatrice non lava solo i panni sporchi in casa propria, ma centrifuga il cervello. Chi sostiene che “dipende da che cosa fanno in Tv” oltre ad essere persona ingenua e non informata sui fatti è in genere analfabeta. La televisione amplia la metratura del nostro appartamento riempiendola di persone “importanti” dandoci la sensazione, del tutto illusoria, di partecipare alla cosa pubblica
2
- Creare il problema e poi offrire la soluzione. C’è un cinema impegnato che
solleva problemi scottanti e impone una tesi risolutiva, politica e
consolatoria; persino quando lascia un finale aperto colloca una assoluzione
morale. Si salta il problema della complessità entrando in una semplificazione
pedagogica. Questo genere di cinema colto è molto popolare ma soprattutto
propagandistico.
3
- La strategia della gradualità. Il mutamento antropologico della popolazione (da umani a
bestie) è stato graduale, la televisione negli anni ottanta ha ampliato il
quarto d’ora di ricreazione occupando tutti i palinsesti in modo esponenziale.
Il cinema in scatola ha progressivamente occupato le sale cinematografiche che,
come i benzinai di provincia, hanno chiuso promuovendo le grandi catene di
distribuzione. Il cinema d’autore s’è trincerato in una lobby molto ristretta.
Cio’ che resta è vita, come direbbe qualcuno, randagia pero’, nomade e solo
potenzialmente libera.
4
- La strategia del differire. La lotta televisiva tra la diretta e la differita è di
storica memoria; il controllo delle partite di calcio e della Formula Uno
rappresentano il simbolo del Controllo tout court, controllo delle menti, dei
comportamenti, degli spaesamenti, e delle pulsioni del pubblico.
5
- Rivolgersi alle persone come a degli idioti. La Tv e il Cinema di
intrattenimento e persino d’autore sono specialisti in questa attività. La
persona è un idiota a cui si dice cosa deve fare e lui lo fa. Una pratica
melliflua d’intonazione infantile.
6
- Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione.
Sfruttare
l'emotività nei film, “catturare
lo spettatore prendendolo dal basso ovvero dai genitali”, è una tecnica classica per
provocare un corto circuito dell'analisi razionale e, infine, del senso critico
dell'individuo.
Brecht
Bertold, e il sano distacco emozionale, lo straniamento, sono stati banditi.
7
- Mantenere la massa nell’ignoranza e nella mediocrità.
Far
si che la “massa” (cioè l’insieme ravvicinato di ognuno) sia incapace di comprendere le tecniche ed i
metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. Evitare che centri e
movimenti di ricerca ed eccellenza come Il terzocinema possano cambiare
radicalmente l’idea anacronistica che si ha del linguaggio audiovisivo, che, ad
oggi, è ancora una
ascella del corpo letterario. Le assurdità che si impartiscono nei corsi universitari
e scuole di cinema (compresa la recitazione attoriale) sono sotto gli occhi di
tutti. Un mio amico regista con la sua assistente all’uscita dal cinema si sono
sorpresi che l’interprete femminile fosse una professionista “Era cosi’ brava che non
avremmo mai pensato fosse un’attrice!”
8
- Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità. Spingere gli autori in erba a
ralizzare clip; video esaltati alla rincorsa del significato che non c’è; il
clip pensiero equivale al fast food, ma dalla parte del bovino.
9
- Rafforzare il senso di colpa. Far credere all’individuo di essere incapace di apprendere
il linguaggio audiovisivo che è solo cosa per pochi eletti, mantenere
l’analfabetismo mediatico come una condizione esistenziale ineluttabile: solo i poeti e i
letterati hanno il diritto d’imparare a leggere e a scrivere, gli altri
sono pubblico pagante; possono solo ascoltare. Il pubblico ignorante è costretto a vedere, per
punizione, del cinema italiano mezzo e mezzo (mezzo impegnato e mezzo paraculo) come fosse una
medicina cattiva ma che fa bene alla salute. Se il linguaggio non cambia neanche i rapporti
sociali cambiano indipendentemente dai temi impegnati.
10
- Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca. La TV (che ha un Super Io
gerontocratico ma ancora attivo) è riuscita a conoscere l’individuo massificato
molto meglio di quanto egli conosca sé stesso, a prevederne e condizionarne le
mosse, i gusti, gli acquisti. Ciò comporta che, nella maggior parte dei
casi, la TV esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulle persone,
ben maggiore di quello che le persone esercitano su sé stesse.
LA
STRATEGIA DELL’ATTENZIONE
1) Spegnere la TV.
2) Sostituire la TV con la Rete,
utilizzare il web come strumento di trasmissione del proprio libero pensiero
3) Intensificare le modalità
produttive a favore di un cinema partecipativo a contatto con la vita di tutti
i giorni.
4) Distribuire il terzocinema e il cinema partecipativo attraverso videondemand e sale
cinematografiche autonome compresi i “multisala progressisti”. Creare eventi e discussioni
attorno alle opere cinematografiche
5) Apprendere il mezzo per
impadronirsi del linguaggio: leggere e scrivere con l’audiovisivo a partire
dalle scuole primarie. Imparare ad ascoltare l’esistente utilizzando
l’audiovisivo come strumento analitico con i tempi naturali. Lavorare con la
Tecnica dell’Ascolto Condiviso e la Postazione per la Memoria.
6) Cambiare
le modalità produttive del cinema. Costituire gruppi di lavoro attorno al
terzocinema e al cinema partecipativo. (Cinema.3 di Arthur Frame, Edito da
Kineofilm, distribuito da Ebookrepublic)
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