AUTOBIOGRAFIA INDUSTRIALE
Claudio Lolli
"Autobiografia industriale, cioè come il latte dell'industria culturale, un latte amaro molto indigesto ma soprattutto un pò troppo caro. Autobiografia industriale, come inserirsi nell'industria culturale, cioè come possono gli intellettuali dare una mano per mantenere sempre gli stessi rapporti sociali!"
Canzone profondamente vera e attuale.
RispondiEliminaL'industria culturale, che a parte i brutti libri che vedo, quelle rare volte che varco la soglia di una libreria, esposti tra le novità, ( e pensare che era il mio sport preferito girare tra i bancali di "Draghi" e Feltrinelli...) L'industria Culturale, dicevo, è ancora, speriamo per poco, sostanzialmente veicolata dalla televisione, ma c'è televisione intelligente? No, non c'è cosi' come non puo' esistere un'Industria Culturale intelligente, e se c'è è una apparente televisione intelligente e un'apparente Industria Culturale intelligente, danno entrambe una mano per non muovere nulla, per lasciare tutto così com'è. Tanti bei programmi, ormai pochi, a dire la verità, che non scalfiscono minimamente l'assetto del palinsesto socio-economico. Anzi alla fine degli anni sessanta, poi settanta e ottanta, a soccorrere a questo effimero senso di sublime impotenza ci si sono messi persino i "filosofi" del riflusso, partiti come si sa dalla Francia, che, nella loro perseverante e inutile demolizione di Marx si sono auto-rimpiazzati e immunizzati con qualcosa che di filosofico non ha, non dico il sapore, ma nemmeno l'odore. Solo puzza sotto il naso per tutto ciò' che comporta un discrimine necessario tra bene e male, cioè, per ciò che comporta una scelta di campo, in sostanza una scelta politica. Non fare questa scelta significa essere dei veri criminali! L'amore per la conoscenza, a detta di questi (filosofi) per la Polis, per l'Altro, è "robaccia" da cattolici, da fideisti, mistici, figli dei fiori, minutaglia incolta che viaggia sul pericoloso crinale della New Age. Solo il gusto semantico della parola, del parlarsi perlopiù addosso, hanno avuto l'autorizzazione alla permanenza dei mezzi di comunicazione di massa. La prosodia del relativismo effimero è la responsabile di tutto cio’ che è successo, molto di piu’ dell’economia e del petrolio. Chi ha potuto godere di questo privilegio, lavorare in TV, ha contribuito considerevolmente a portare questo Paese alla morte cerebrale. Non voglio fare nomi perché farei un torto a chi non cito. Allora, a parte qualche film, un libro o due, un quadretto della transavanguardia e poco altro, la cosidetta Cultura dell’Effimero intelligente, s'è piazzata nella televisione che in Italia è coincisa con il Terzo Canale che è molto diverso dal Terzo Cinema, Il “Terzo Canale” che è anche una bella metafora corporale, ha pensato bene, di ben guardarsi dal prendere una posizione critica nei confronti di una società spenta e obnubilata dall'idiozia del "prodotto culturale", perché sarebbe stata una posizione morale, e la morale non andava e non va di moda. Cosi' grazie all'ignavia godereccia di questi, alternativi, non si sa a che cosa, s'è lasciato che la "morale" la facessero gli "altri" ed è cosi' che è nato il telenazicomunismo di massa che ci ha portato oltre l'orlo della catastrofe e ora siamo in caduta libera, ma come ha detto un regista, qualche anno fa, il problema non è la caduta, il problema è l'impatto! Speriamo che i Raitreisti non entrino nella rete per "de-moralizzarla", costruiamo delle barricate informatiche!!!
La canzone di Lolli, in epoche non sospette, ha affrontato dal di dentro, questo problema, cioè come possono gli intellettuali dare una mano per mantenere gli stessi rapporti sociali. La vera rivoluzione sarà quando tutti poranno padroneggiare il linguaggio e i mezzi di comunicazione e la videalfabetizzazione sarà alla portata di tutti, quando tutti cioè sapranno leggere e scrivere, sarà allora piu’ facile comunicare le idee e fare cultura, l’unica che c’è quella popolare nel senso dantesco del termine, quella poetica.
A, Frame