domenica 9 dicembre 2012

TAGLI ALLA "CULTURA"


Di questi tempi si fa largo uso e abuso della parola CULTURA riferita ai “Tagli alla Cultura”. Ci si riempie la bocca con questa espressione che a quanto pare suona bene ma a mio avviso risuona male nelle teste vuote di chi spesso la pronuncia. Suona afona e non raggiunge i decibel necessari per essere capita all’udito. Bisogna quindi distinguere tra i tagli al Lavoro nel mondo dello spettacolo dai tagli alla “Cultura”.  Il lavoro è sacrosanto e tagliare il 60, 70% ai finanziamenti dedicati al mondo dell’ intrattenimento è un olocausto che mette in ginocchio migliaia di famiglie. Da questo a dire che la fiction tv, le canzonette e i velinodromi  sono cultura ce ne passa. Le serie televisive non solo non sono cultura ma fanno parte di quell’apparato di neutalizzazione del pensiero, di annichilimento della relazione sociale che ha pesantemente contribuito alla fine della Cultura nel nostro Paese. Quindi attenzione con le parole. Nessuno nega che il Lavoro sia dovuto ma non confondiamo l’Occupazione con la Cultura. In questo paese la televisione è stata un campo di sterminio per tutta la Cultura a partire dalla fucilazione della poesia, dalla deportazione del cinema d’ingegno, dal confino della politica sociale. La televisione ha messo al rogo biblioteche, stuprato e ammazzato generazioni di pensatori non compiacenti. Un’idea competitiva,  esteticamente reazionaria, fascista, festivaliera, sviluppista c’era e c’è anche tra coloro che ora alzano le bandiere rosse della protesta. Queste persone arrabbiate e indignate, prima di tutto dovrebbero protestare contro se stesse, perché il Nemico che combattono cammina nelle loro stesse scarpe. Io non perdono gli operai di Auschwitz, anche se erano solo esecutori materiali.  Se non  ci fossero stati tagli cosi’ pesanti, queste persone avrebbero continuato il loro cammino di steriminio culturale catodico, senza battere cilio. Ora non piu’, anche loro devono fare i conti , come noi poeti, con la precarietà e la miseria. Quindi: lavoratori di tutto il globo unitevi, ma semanticamente si impari a distinguere il sacro dal profano; a utilizzate termini corretti; una cosa è la Cultura, altra è il più generico mondo dello spettacolo e dell'intrattenimento. Ci si istruisca almeno nel parlare, altrimenti troverete persone di Cultura, quella vera, che fermeranno i vostri bollenti spiriti e vi chiederanno spiegazioni approfondite su cio’ che avete fatto, su come intendete andare avanti nel caso si aprisse l’aspettativa di vita professionale per un eventuale futuro.

Arthur Frame e
Rodolfo Bisatti

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