“Prendiamo il finale del romanzo di Dostoevskij L’idiota. Quale sconvolgente verità di caratteri e di circostanze! In questo star seduti di Rogozin e Myskin su due sedie in una stanza enorme con le ginocchia che si toccano ci colpisce proprio il contrasto tra l’esteriore assurdità e insensatezza della messa in scena e l’assoluta verità della loro condizione interiore. Qui è proprio la rinuncia alla profondità di significato che rende la messa in scena convincente come la vita stessa”.
(A. Tarkovskij, “Scolpire il tempo”, Ubulibri, p. 27)
“Prendiamo il finale del romanzo di Dostoevskij L’idiota. Quale sconvolgente verità di caratteri e di circostanze! In questo star seduti di Rogozin e Myskin su due sedie in una stanza enorme con le ginocchia che si toccano ci colpisce proprio il contrasto tra l’esteriore assurdità e insensatezza della messa in scena e l’assoluta verità della loro condizione interiore. Qui è proprio la rinuncia alla profondità di significato che rende la messa in scena convincente come la vita stessa”.
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