“Killed in Action” è un film che intende
collocarsi nel genere di guerra (tradizionalmente ‘commerciale’ e
popolare) per prendere in esame in modo originale e anticonvenzionale
alcuni temi che ci stanno a cuore.
Nella
nostra epoca dominata dalla cultura della democrazia mediatica,
post-politica e populista si tende a mostrare, giustamente ma
unicamente, le vittime come testimoni muti e inermi delle guerre o
delle catastrofi. A noi questo approccio pare insufficiente per
intraprendere un discorso che implichi la possibilità di comprendere
appieno le ragioni profonde e complesse di certe aberrazioni umane.
Attraverso
il percorso di indagine del nostro medico-detective vogliamo
affermare che la memoria storica, per costruirsi e possibilmente
divenire condivisa, ha bisogno della ricerca della verità.
Il
nostro eroe è portatore di un’etica che va oltre l’idea
superficiale che la guerra scateni di per sé la barbarie. Egli
prova a cercare i perché. Tutti i suoi ragionamenti, i suoi dubbi
hanno un senso nell’ottica di conoscere come sono andate veramente
le cose. Anche se poi si troverà di fronte “semplicemente” alla
cruda realtà e dovrà abbandonare la sua ricerca, non è un eroe
sconfitto. Non ottiene le spiegazioni che cercava, ma ci fa
comprendere con la sua tenacia che provare a scoprire la verità, il
significato abissale della storia, è quello di cui tutti noi, oggi e
in futuro, abbiamo bisogno.
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