LA CURIOSITA' DEL GIOVINE
La curiosità è l’effetto fiammifero, non c’è il tempo di
posare lo sguardo su una cosa che subito si brucia e si passa ad altro. In
questo modo si cerca sempre di cambiare posizione nella segreta speranza di
allontanare anche solo l’idea di stare ad ascoltare. Viaggiamo molto, guardiamo
molto, spiamo molto ma non vediamo niente. Ecco perchè il poeta resta ancorato
a un luogo, con i piedi per terra. Nonostante si immagini erroneamente al poeta
come a un sognatore, colui che opera un’esegesi metafisica disancorata dalla
realtà, in verità ha la testa sulle spalle, sposo della Musa a cui porge
attenzioni e libagioni in cambio della verità. Il poeta si dedica a quella luce
che stamattina illumina con novità sorprendente la credenza e per la prima
volta esalta il servizio buono del thè museificato dagli avi come modesto,
struggente, simbolo degli affetti famigliari. Per De Pisis, Morandi, Biagio
Marin, Zanzotto non c’è un’ occasione per darsi da fare e soccombere a tutte le
curiosità del momento. Porre attenzione al tempo dell’attenzione significa
concedersi all’ascolto dell’esistente.
Ieri una ragazza di venticinque anni, somala, arrivata in
Italia con il solito barcone, per descrivermi il suo Paese, mi intonava una ninna nanna entrata nel suo corpo
attraverso il canto di sua madre, la ninna nanna parlava del sonno tranquillo
che aiuta il bambino a non temere gli animali, le fiere che s’aggirano ogni
notte attorno al villaggio nella ricerca di carne fresca. Negli occhi lucenti
di Amel c’era quanto basta per capire dall’interno l’essenza delle sue
paure e del suo villaggio. Non è
necessario prendere un aereo, affittare una guida con Jeap per penetrare nella
capanna, pagare gli indigeni per cosumare un giorno da leoni. E’ sufficiente
guardare gli occhi di Amel, seduti, mentre si sorseggia un pessimo thè in
bustina. Amel mi ha portato tre foglioline di menta raccolte da un giardino, la
prossima volta, dice, “raccogliero’ qualcosa dal giardino per fare un buon
thè”. Il poeta sta ancorato con i piedi per terra e, qualora non sia avvinto da
una forza di gravità leopardiana che gli fa incurvare la schiena, lancia anche
qualche occhiatina trasversale al cielo, se è un poeta femmina guarda la luna,
legge i tarocchi e i segni imperscrutabili del tempo perso nel fondo delle tazzine
del caffè.
Una ragazza di un centro che produce manager sopraffini mi
istruiva in modo perentorio, dicendomi che un video per essere efficace non
deve superare il minuto, meglio trenta secondi, volevo controbattere
chiedendole se anche un libro per essere letto non deve superara una pagina,
meglio mezza, ma poi mi sono trattenuto perchè la ragazza, tra l’altro molto
bella e procace, mi stava
comunicando indirettamente quanto è importante esserci e quanto è importante il
nostro lavoro maldestramente poetico per raddrizzare il mondo, almeno provarci.
Altri giovani non rispondono mai al telefono perchè sono molto impegnati, hanno
molte cose da fare, sono trafelati, poi scopri che in verità stanno ruotando
sul pavimento della cucina perchè un genitore ha caricato loro la molla
impiantata nel costato e, di conseguenza, finchè la carica non si esaurisce
sono condannati a girare in tondo emettendo un effetto cremagliera a trazione
che mi ricorda la trottola che avevo quando ero piccolo.
Ho amici che girano il mondo e raccontano paesi lontani,
conflitti, gioie e dolori, ma poi quando si ritrovano a dover attraversare quei
tre minuti di depressione congenita alla vita, si buttano giù e si domandano
cos’è che non và, ma poi organizzano un altro viaggio e un’altra spedizione per
alienarsi dal qui e ora. Il poeta ha sempre il tempo di viaggiare in
profondità, perchè le formiche oggi si stanno riorganizzando sulla mensola
appena levigata dal riverbero del sole e appaiono giganti passando rasente ai
cocci colorati di vetro di murano, vale la pena osservarle. Il poeta non
trascura i suoi piu’ cari amici e fedeli compagni di lavoro: il bar del cinese,
le scarpe erotiche delle mamme che portano a scuola i figli, il finto marmo sul
tavolo del tinello, quallo vero a macchie bianche e nere, ai piedi della tazza
del cesso, dove ogni volta appaiono nuovi volti e figure mitologiche, il
ragazzo matto che chiede sigarette ai passanti, il prete che ogni mattina
compie misteriosi gesti sull’altare nell’incessante tentativo della transmutare
il pane e il vino nel corpo e sangue di Cristo. Certo bisogna lavorare, ma per lavorare ci sono due modi: o
diventare schiavi della società o tentare di crearsi un destino, nel secondo
caso è indispensabile almeno vagamente, sapere cosa si vuole fare e a questo
quesito non consegue sempre una risposta automatica. Intanto si inizia ad
osservare il contesto e poi ci si pensa. Il Poeta si infila le scarpe da lavoro
per coltivare l’orto. Dante è stato sfortunato perchè è stato cacciato via da
Firenze, ma ha girato in lungo e in largo la penisola, a piedi pero’ e quindi
ha declinato l’esilio con l’esplorazione intima del mondo, è uno dei pochi
poeti, suo malgrado, che hanno fatto tracking. Heiddeger non parlava bene della
curiosità e infatti questo schizzo demenziale giovanilistico, ma in uso anche
tra i piu’ anziani, del mordi e fuggi, è una fuga nel vuoto; una mutazione
antropologica studiata a tavolino dagli ingegneri della comunicazione, cioè dai
tirapiedi di quelle forze che ostracizzano e a volte, purtroppo uccidono i
poeti. I poeti sono dei rivoluzionari perchè si radicano e, una volta radicati
diventano pericolosi, ecco perchè i regimi inventano il confino, l’esilio, in
sostanza li spostano e quando non riescono a risolvere spostando la gente indesiderata,
la rinchiudono o la uccidono. Per distruggere un poeta è necessario sradicarlo
dal luogo della sua ispirazione, allontanarlo da tutti i suoi “amici” di cui
abbiamo fatto la polaroid prima, fargli terra bruciata intorno. Ricordiamone
solo due Mandel’stam e Tarkowskij. E mentre si celebra il conflitto tra i Poeti
e il Potere come tra Dio e il Diavolo, i giovani rampanti ci pensano da sè a
sradicarsi ad annullare ogni loro forma di acquisizione del senso intimo della
poesia, non ce la fanno, hanno le formiche sotto i piedi, devono viaggiare,
fare esperienza, conoscere il mondo, mescolarsi, peccato che gli esiti siano
profondamente deludenti perchè nell’assaggiare tutto fugacemente non assorbi
sostanzialmente nulla, il giovane medio è il bignami delle esperienze e il
coito interrotto è il suo rapporto d’amore rassicurante e preferito. Cresciuto
a Tv, caramelle e facebook è convinto che la vita sia una superficie piatta e
che per vedere il mondo, da veri esploratori, davvero bisogna andarci. Il mondo è ovunque, tutto, se lo sai
ascoltare, arriva come il profumo dei fiori, se sai ascoltare riesci persino a
sentire il rumore del pianeta che
ruota su se stesso, poi dipende se hai o meno le cuffiette anestetizzanti
piantate nei timpani o usi il gps per orientarti nel deserto per scoprire che
hai perso il segnale... Amel è arrivata con il barcone, ma nei suoi occhi
luminosi ho visto con angoscia e senso di colpa la mia faccia pallida di
colonizzatore e di figlio di puttana, mi son sentito male, fisicamente sofferente,
non riuscivo a guardarla negli occhi per la vergogna di appartenmere alla parte
sbagliata del pianeta. Le ho in qualche modo chiesto scusa da parte dei
francesi,degli inglesi, dei portoghesi e persino degli americani. Ma non credo
che ci perdonerà e al momento giusto, che non è lontano, agirà.
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