mercoledì 30 aprile 2014
lunedì 28 aprile 2014
sabato 26 aprile 2014
venerdì 25 aprile 2014
La Donna e il Drago
FESTIVAL BIBLICO
X edizione MMXIV 22 maggio - 2 giugno
Giovedì 29 maggio 2014 alle 21:00
Cinema Araceli - Borgo Scroffa, 20, Vicenza
presenta e commenta il film
Rodolfo Bisatti
Giovedì 29 maggio 2014 alle 21:00
Cinema Araceli - Borgo Scroffa, 20, Vicenza
presenta e commenta il film
Rodolfo Bisatti
DIRETTIVA NUMERO 16
Il 10 aprile il Partito Comunista fece arrivare a tutte le
organizzazioni locali con cui era in contatto e che dipendevano da esso
la “Direttiva n. 16″, in cui si diceva che era giunta l’ora di
«scatenare l’attacco definitivo»; il 16 aprile il CLNAI (Comitato di
Liberazione Nazionale Alta Italia, di cui facevano parte tutti i
movimenti antifascisti e di resistenza italiani, dai comunisti ai
socialisti ai democristiani e agli azionisti) emanò simili istruzioni di
insurrezione generale. I partigiani iniziarono quindi una serie di
attacchi verso i centri urbani. Bologna, ad esempio, venne attaccata dai
partigiani il 19 aprile e definitivamente liberata con l’aiuto degli
alleati il 21.
Il 24 aprile gli alleati superarono il Po, e il 25 aprile 1945 i soldati tedeschi e della repubblica di Salò cominciarono a ritirarsi da Milano e da Torino, dove la popolazione si era ribellata e iniziarono ad arrivare i partigiani, con un coordinamento pianificato. A Milano era stato proclamato, a partire dalla mattina del giorno precedente, uno sciopero generale, annunciato alla radio “Milano Libera” da Sandro Pertini, futuro presidente della Repubblica, allora partigiano e membro del Comitato di Liberazione Nazionale. Le fabbriche vennero occupate e presidiate e la tipografia del Corriere della Sera fu usata per stampare i primi fogli che annunciavano la vittoria. La sera del 25 aprile Benito Mussolini abbandonò Milano per dirigersi verso Como (verrà catturato dai partigiani due giorni dopo e ucciso il 28 aprile). I partigiani continuarono ad arrivare a Milano nei giorni tra il 25 e il 28, sconfiggendo le residue e limitate resistenze. Una grande manifestazione di celebrazione della liberazione si tenne a Milano il 28 aprile. Gli americani arrivarono nella città il 1° maggio.
La guerra continuò anche dopo il 25 aprile 1945: la liberazione di Genova avvenne il 26 aprile, il 29 aprile venne liberata Piacenza e fu firmato l’atto ufficiale di resa dell’esercito tedesco in Italia. Alcuni reparti continuarono i combattimenti ancora per qualche giorno, fino all’inizio di maggio.
Il 24 aprile gli alleati superarono il Po, e il 25 aprile 1945 i soldati tedeschi e della repubblica di Salò cominciarono a ritirarsi da Milano e da Torino, dove la popolazione si era ribellata e iniziarono ad arrivare i partigiani, con un coordinamento pianificato. A Milano era stato proclamato, a partire dalla mattina del giorno precedente, uno sciopero generale, annunciato alla radio “Milano Libera” da Sandro Pertini, futuro presidente della Repubblica, allora partigiano e membro del Comitato di Liberazione Nazionale. Le fabbriche vennero occupate e presidiate e la tipografia del Corriere della Sera fu usata per stampare i primi fogli che annunciavano la vittoria. La sera del 25 aprile Benito Mussolini abbandonò Milano per dirigersi verso Como (verrà catturato dai partigiani due giorni dopo e ucciso il 28 aprile). I partigiani continuarono ad arrivare a Milano nei giorni tra il 25 e il 28, sconfiggendo le residue e limitate resistenze. Una grande manifestazione di celebrazione della liberazione si tenne a Milano il 28 aprile. Gli americani arrivarono nella città il 1° maggio.
La guerra continuò anche dopo il 25 aprile 1945: la liberazione di Genova avvenne il 26 aprile, il 29 aprile venne liberata Piacenza e fu firmato l’atto ufficiale di resa dell’esercito tedesco in Italia. Alcuni reparti continuarono i combattimenti ancora per qualche giorno, fino all’inizio di maggio.
Dal discorso alla radio, Milano, 25 aprile 1945
martedì 22 aprile 2014
Claudio Lolli - Disoccupate le strade dai sogni (1977-2077)
Disoccupate le strade dai sogni è un disco inciso da Lolli
nel 77, è il punto di riferimento centrale assieme ai brani degli Area e a Storia di un Impiegato di De Andrè, della
musica d’autore contemporanea. Un avamposto culturale ai confini del mondo conosciuto;
l’apice poetico oltre il quale nessuno ha osato o potuto inoltrarsi. Ora è per tutti noi, persone d'ingegno e d'intelletto, un disco nuovo,
drammaticamente attuale, scritto più per la gente d’oggi che per quella di
ieri. Consiglio a tutti di prendersi 46 minuti di pausa dal produttivo
affaccendarsi quotidiano e di ascoltare e riascoltare con grande attenzione
questa fondamentale opera d’arte sociale, poetica e musicale. Tenete presente
che questo disco ha avuto una stima d’elite esigua all’epoca. Anche il movimento studentesco non ha capito un cazzo di quest'opera d'arte, troppo
impegnato a nutrirsi della sbobba cantautorale movimentista e a invaghirsi dei
miti anglosassoni tardo rockettari, per non parlare di molti critici musicali o di altri idioti patentati audio-analfabeti che hanno devastato le scene degli anni ottanta, novante e oltre Disoccupate le strade dai Sogni è un raro esempio d’opera poetica-musicale aderente alla vita del quotidiano
contemporaneo in senso pieno, è la Storia del pensiero rivoluzionario incarnato nella Relatà. Lolli è poeta, intellettuale, scrittore sopraffino, affronta una verità che molti, quasi tutti, in vari modi e forme tendono ad
eludere pr darsi un qualche contegno; per il terrore di guardarsi allo specchio e di dover ammettere che: “Il
nemico marcia con i piedi nelle tue stesse scarpe, quindi anche se le tracce
non le vedi è sempre dalla tua parte”. Chi avrà l'impazienza di ascoltare questo
LP , lo troverà un insostituibile compagno di viaggio e di lotta che non lo abbandonerà
mai.
Arthur Frame
giovedì 17 aprile 2014
TERZOCINEMA 4th INCONTRO
Terzocinema è un movimento nato dall’esigenza dei
tempi, cosi’ come fu per Cine Liberacion, Il gruppo africano di Sembene, quello
brasiliano di Rocha, il New America Cinema, Ipotesi Cinema, fino a noi. Una
necessità alternativa al mainstream inteso nelle sue due eccezioni classiche;
il cosiddetto cinema d’autore contemporaneo e quello di cassetta “usa e getta”.
Entrambe le sponde sono, secondo noi, le due facce della stessa medaglia;
pesantemente compromesse e in fase di dismissione creativa, sostanzialmente non
rispondono a quel bisogno d’ossigenazione, democratizzazione, analisi sociale,
partecipativa e video alfabetizzazione di base che la società, anche non del
tutto consciamente, richiede.
Oltre una ristretta oligarchia di professionisti e autori compiaciuti e
compiacenti, c’è il Terzocinema che si differenzia per la creazione di una rete
– video solidale, il profondo
coinvolgimento del territorio non come supporto da sfruttare, ma come prezioso attore agente,
l’originalità e la ricerca di nuovi linguaggi espressivi, modalità produttive
alternative leggere ed elastiche, rinnovamento radicale dello star system
nazionale, creazione di sistemi distributivi capillari che mettano assieme l’eroico impegno di alcuni esercenti
nazionali (in genere monosale) e le piattaforme di diffusione video-ondemand.
Terzocinema è un gruppo aperto che si trova stagionalmente in alcuni siti
italiani; il prossimo incontro sarà il 31 maggio dalle ore 9,30 alle 19,30 al Centro Culturale Candiani di
Venezia-Mestre, in collaborazione con l’Assessorato alle Attività Culturali del
Comune di Mestre e il Centro Candiani. La partecipazione è gratuita, ma è
necessaria puntualità e un’iscrizione inviando un’e-mail a terzocinema@gmail.com. I temi che
tratteremo in un dialogo aperto con tutti i partcipanti sono: CREARE UNA RETE DI
PROFESSIONISTI NELL'AREA DEL TRIVENETO PER FAVORIRE LO SVILUPPO E PRODUZIONE DI
PROGETTI CINEMATOGRAFICI INNOVATIVI IN AMBITO REGIONALE, NAZIONALE E
INTERNAZIONALE - COPRODUZIONI E ACCESSO AI NUOVI BANDI EUROPEI - DISCUSSIONE
DEI PROGETTI CINEMATOGRAFICI IN CORSO D'OPERA E NUOVE PROPOSTE - DARE CORPO AL
CENTRO PER LE ARTI CINEMATOGRAFICHE MULTI SENSORIALI - ALLACCIARE RELAZIONI TRA
PRODUZIONI INDIPENDENTI, AUTORI E DISTRIBUTORI PER UN NUOVO CINEMA
lunedì 14 aprile 2014
AGNELLO PASQUALE
Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; condotto al macello, pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l'iniquità del mio popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca.
(Nuovo Testamento)
domenica 13 aprile 2014
LA CALAMITA COSMICA
Non c’è da arrovellarsi nella decifrazione della “Calamita
Cosmica”, opera im/mortale, che Gino De Dominici ci ha lasciato, e si trova permanentemente adagiata sul pavimento della chiesa dell'Annunziata a Foligno.
L’Opera è di una chiarezza inquietante: uno scheletrone di
24 metri con il teschio da cui sporge la cuspide ossuta; un appuntito naso-becco (Ba-egizio).
Un’asta d’oro punge una falange del dito medio della mano destra.
Che significa?
E’ la rappresentazione inequivocabile della gigantesca menzogna
della morte. La morte, per come la intendiamo noi: annichilimento assoluto, è una mastodontica bugia. L’anima immortale libera il
corpo e si relaziona attraverso l'asta cosmica (Uas) con il Cielo. De Dominicis
lascia agli intellettuali distratti e cervellotici un enigma insoluto e alle persone attente e "innocenti" e quindi naturalmente geniali, una bella e positiva
immagine dell’Ascensione.
Arthur Frame venerdì 11 aprile 2014
29 aprile 2014 ore 21.00
Chiostro di San Paolo a Ferrara
IL CANTO SALVATO
IL CAMMINO DELLA MUSICA SEFARDITA
Concerto di e con
Chiostro di San Paolo a Ferrara
IL CANTO SALVATO
IL CAMMINO DELLA MUSICA SEFARDITA
Concerto di e con
Miriam Meghnagi
Miriam Meghnagi, voce
Gabriele Coen, sassofoni e clarinetto
Gabriele Coen, sassofoni e clarinetto
Carlo Cossu, violino, viola, canto armonico, dijeridoo
Alessandro Girotto, chitarra
Simone Mor, chitarra flamenco, armoniche, xaphoon
Andrea Piccioni, percussioni a cornice, darbuka, effettistica
giovedì 10 aprile 2014
GINO DE DOMINICIS
Le mie opere spesso si sono rifiutate di partecipare alle grandi mostre.
Le sfilate di moda avrebbero sicuramente ancora più successo se non ci fossero i vestiti.
Chi crede di poter realizzare le proprie opere "portando avanti" la "ricerca" di altri artisti, scambia l'arte con la scienza.
L'affrettarsi a voler storicizzare "in diretta" l'arte contemporanea e il piazzarla immediatamente nei Musei, nasce dalla paura del giudizio dei posteri.
Il termine "arte concettuale", di origine americana, in Italia è molto piaciuto forse perché ricorda nomi di persona molto diffusi come Concetta, Concezione, Concettina ecc ...; e viene di continuo usato stupidamente per etichettare tutto ciò che in arte non è immediatamente riconoscibile.
L'unico nomadismo riscontrabile nelle mie opere è che qualche volta sono state trasportate fuori da Roma per una mostra.
Il disegno, la pittura la "scultura"; materiali, immobili e muti, sono ontologicamente l'opposto di tutti gli altri linguaggi artistici.
Il '68, tra l'altro, ci ha regalato: prima i "galleristi creativi", poi "critici creativi" e più recentemente i "direttori di museo creativi"; sono attesi "collezionisti creativi", "direttori di zoo creativi", "chirurghi creativi", "capistazione creativi" ecc. ecc...
La rimbambita moda dello "sconfinamento", della interdisciplinarietà e della multimedialità ha reso possibile la partecipazione nelle grandi mostre d'arte, in veste di artisti, a: musicisti, registi, poeti, giornalisti, fotografi, ballerini, ecologisti, attori, critici, galleristi, sociologi, commediografi, performers, filosofi ecc. ecc...
Chi non crea opere d'arte con il disegno e la pittura, non lo fa per una propria scelta, molto più semplicemente non è capace di farlo.
Non è mai esistito un "mondo dell'arte", ma solo opere d'arte nel mondo.
Un'opera, una volta terminata, mi deve sorprendere e rimandarmi più energie di quante ne ho impiegate per realizzarla. L'opera in questo modo è "antientropica" e contraddice il "secondo principio della termodinamica". Si riappropria così del problema della morte e dell'immortalità dei corpo, senza delegarlo alla scienza e agli scienziati, il che sarebbe pericoloso.
Il pittore, per vivere, può aver bisogno di vendere le proprie opere.
Le opere d'arte sono tutte contemporanee. Altrimenti sarebbe come se vedendo arrivare un'automobile del 1920 si decidesse di attraversare tranquillamente la strada pensando di non poter essere investiti, essendo quell'automobile di un'altra epoca. Mentre non è così. Per le opere d'arte è lo stesso, sono sempre "in diretta".
Il pubblico, anziché abbonarsi a Internet o riempirsi le case di cataloghi o di libri, farebbe meglio ad abbonarsi alle linee aeree o ferroviarie e andare a vedere le opere d'arte dal vero.
Ogni linguaggio ha origine da una istanza. L'immortalità fisica è l'istanza delle arti maggiori e ha il proprio paradigma nel capolavoro.
Io sono sicuramente più antico di un'artista egiziano.
Oggi, tra i tanti "rovesciamenti", si perpetua anche nell'arte una percezione del tempo rovesciata; l'arte e gli artisti contemporanei infatti si considerano e sono considerati moderni, mentre venendo dopo tutto ciò che li precede, dovrebbero sapere di essere più antichi.
Il disegno, la pittura, la "scultura", non sono forme di espressione tradizionali, ma originarie. Quindi anche del futuro.
Le sfilate di moda avrebbero sicuramente ancora più successo se non ci fossero i vestiti.
Chi crede di poter realizzare le proprie opere "portando avanti" la "ricerca" di altri artisti, scambia l'arte con la scienza.
L'affrettarsi a voler storicizzare "in diretta" l'arte contemporanea e il piazzarla immediatamente nei Musei, nasce dalla paura del giudizio dei posteri.
Il termine "arte concettuale", di origine americana, in Italia è molto piaciuto forse perché ricorda nomi di persona molto diffusi come Concetta, Concezione, Concettina ecc ...; e viene di continuo usato stupidamente per etichettare tutto ciò che in arte non è immediatamente riconoscibile.
L'unico nomadismo riscontrabile nelle mie opere è che qualche volta sono state trasportate fuori da Roma per una mostra.
Il disegno, la pittura la "scultura"; materiali, immobili e muti, sono ontologicamente l'opposto di tutti gli altri linguaggi artistici.
Il '68, tra l'altro, ci ha regalato: prima i "galleristi creativi", poi "critici creativi" e più recentemente i "direttori di museo creativi"; sono attesi "collezionisti creativi", "direttori di zoo creativi", "chirurghi creativi", "capistazione creativi" ecc. ecc...
La rimbambita moda dello "sconfinamento", della interdisciplinarietà e della multimedialità ha reso possibile la partecipazione nelle grandi mostre d'arte, in veste di artisti, a: musicisti, registi, poeti, giornalisti, fotografi, ballerini, ecologisti, attori, critici, galleristi, sociologi, commediografi, performers, filosofi ecc. ecc...
Chi non crea opere d'arte con il disegno e la pittura, non lo fa per una propria scelta, molto più semplicemente non è capace di farlo.
Non è mai esistito un "mondo dell'arte", ma solo opere d'arte nel mondo.
Un'opera, una volta terminata, mi deve sorprendere e rimandarmi più energie di quante ne ho impiegate per realizzarla. L'opera in questo modo è "antientropica" e contraddice il "secondo principio della termodinamica". Si riappropria così del problema della morte e dell'immortalità dei corpo, senza delegarlo alla scienza e agli scienziati, il che sarebbe pericoloso.
Il pittore, per vivere, può aver bisogno di vendere le proprie opere.
Le opere d'arte sono tutte contemporanee. Altrimenti sarebbe come se vedendo arrivare un'automobile del 1920 si decidesse di attraversare tranquillamente la strada pensando di non poter essere investiti, essendo quell'automobile di un'altra epoca. Mentre non è così. Per le opere d'arte è lo stesso, sono sempre "in diretta".
Il pubblico, anziché abbonarsi a Internet o riempirsi le case di cataloghi o di libri, farebbe meglio ad abbonarsi alle linee aeree o ferroviarie e andare a vedere le opere d'arte dal vero.
Ogni linguaggio ha origine da una istanza. L'immortalità fisica è l'istanza delle arti maggiori e ha il proprio paradigma nel capolavoro.
Io sono sicuramente più antico di un'artista egiziano.
Oggi, tra i tanti "rovesciamenti", si perpetua anche nell'arte una percezione del tempo rovesciata; l'arte e gli artisti contemporanei infatti si considerano e sono considerati moderni, mentre venendo dopo tutto ciò che li precede, dovrebbero sapere di essere più antichi.
Il disegno, la pittura, la "scultura", non sono forme di espressione tradizionali, ma originarie. Quindi anche del futuro.
lunedì 7 aprile 2014
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