lunedì 21 maggio 2012

MAMELA NYAMZA LABORATORY
EDUCAZIONE CINEMA - LESSON#2 -LE CINQUE PIAGHE
LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE: 
OVVERO LE 10 REGOLE DELLA MANIPOLAZIONE MEDIATICA 
SECONDO ARTHUR FRAME VS. NOAM CHOMSKY


1 - La strategia della distrazione. La televisione distrae, ma a dispetto del cestello della lavatrice, che incanta e ipnotizza è meno appassionante. La Tv a differenza della lavatrice non lava solo i panni sporchi in casa propria, ma centrifuga il cervello.   Chi sostiene che “dipende da che cosa fanno in Tv” oltre ad essere persona ingenua e non informata sui fatti è in genere analfabeta. La televisione amplia la metratura del nostro appartamento riempiendola di persone “importanti” dandoci la sensazione, del tutto illusoria, di partecipare alla cosa pubblica


2 - Creare il problema e poi offrire la soluzione. C’è un cinema impegnato che solleva problemi scottanti e impone una tesi risolutiva, politica e consolatoria; persino quando lascia un finale aperto colloca una assoluzione morale. Si salta il problema della complessità entrando in una semplificazione pedagogica. Questo genere di cinema colto è molto popolare ma soprattutto propagandistico.

3 - La strategia della gradualità. Il mutamento antropologico della popolazione (da umani a bestie) è stato graduale, la televisione negli anni ottanta ha ampliato il quarto d’ora di ricreazione occupando tutti i palinsesti in modo esponenziale. Il cinema in scatola ha progressivamente occupato le sale cinematografiche che, come i benzinai di provincia, hanno chiuso promuovendo le grandi catene di distribuzione. Il cinema d’autore s’è trincerato in una lobby molto ristretta. Cio’ che resta è vita, come direbbe qualcuno, randagia pero’, nomade e solo potenzialmente libera.

4 - La strategia del differire. La lotta televisiva tra la diretta e la differita è di storica memoria; il controllo delle partite di calcio e della Formula Uno rappresentano il simbolo del Controllo tout court, controllo delle menti, dei comportamenti, degli spaesamenti, e delle pulsioni del pubblico.

5 - Rivolgersi alle persone come a degli idioti. La Tv e il Cinema di intrattenimento e persino d’autore sono specialisti in questa attività. La persona è un idiota a cui si dice cosa deve fare e lui lo fa. Una pratica melliflua d’intonazione infantile.

6 - Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione.
Sfruttare l'emotività nei film, “catturare lo spettatore prendendolo dal basso ovvero dai genitali”, è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell'analisi razionale e, infine, del senso critico dell'individuo.
Brecht Bertold, e il sano distacco emozionale, lo straniamento, sono stati banditi.

7 - Mantenere la massa nell’ignoranza e nella mediocrità.
Far si che la “massa” (cioè l’insieme ravvicinato di ognuno) sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. Evitare che centri e movimenti di ricerca ed eccellenza come Il terzocinema possano cambiare radicalmente l’idea anacronistica che si ha del linguaggio audiovisivo, che, ad oggi, è ancora una ascella del corpo letterario. Le assurdità che si impartiscono nei corsi universitari e scuole di cinema (compresa la recitazione attoriale) sono sotto gli occhi di tutti. Un mio amico regista con la sua assistente all’uscita dal cinema si sono sorpresi che l’interprete femminile fosse una professionista “Era cosi’ brava che non avremmo mai pensato fosse un’attrice!” 

8 - Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità. Spingere gli autori in erba a ralizzare clip; video esaltati alla rincorsa del significato che non c’è; il clip pensiero equivale al fast food, ma dalla parte del bovino.

9 - Rafforzare il senso di colpa. Far credere all’individuo di essere incapace di apprendere il linguaggio audiovisivo che è solo cosa per pochi eletti, mantenere l’analfabetismo mediatico come una condizione esistenziale ineluttabile: solo i poeti e i letterati hanno il diritto  d’imparare a leggere e a scrivere, gli altri sono pubblico pagante; possono solo ascoltare. Il pubblico ignorante è costretto a vedere, per punizione, del cinema italiano mezzo e mezzo (mezzo impegnato e mezzo paraculo) come fosse una medicina cattiva ma che fa bene alla salute. Se il linguaggio non cambia neanche i rapporti sociali cambiano indipendentemente dai temi impegnati.

10 - Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca. La TV (che ha un Super Io gerontocratico ma ancora attivo) è riuscita a conoscere l’individuo massificato molto meglio di quanto egli conosca sé stesso, a prevederne e condizionarne le mosse, i gusti, gli acquisti.  Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, la TV esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulle persone, ben maggiore di quello che le persone esercitano su sé stesse.


LA STRATEGIA DELL’ATTENZIONE


1)   Spegnere la TV. 
2) Sostituire la TV con la Rete, utilizzare il web come strumento di trasmissione del proprio libero pensiero
3)  Intensificare le modalità produttive a favore di un cinema partecipativo a contatto con la vita di tutti i giorni.
4) Distribuire il terzocinema e il cinema partecipativo attraverso videondemand e sale cinematografiche autonome compresi i “multisala progressisti”. Creare eventi e discussioni attorno alle opere cinematografiche
5)  Apprendere il mezzo per impadronirsi del linguaggio: leggere e scrivere con l’audiovisivo a partire dalle scuole primarie. Imparare ad ascoltare l’esistente utilizzando l’audiovisivo come strumento analitico con i tempi naturali. Lavorare con la Tecnica dell’Ascolto Condiviso e la Postazione per la Memoria.
6) Cambiare le modalità produttive del cinema. Costituire gruppi di lavoro attorno al terzocinema e al cinema partecipativo. (Cinema.3 di Arthur Frame, Edito da Kineofilm, distribuito da Ebookrepublic)

sabato 19 maggio 2012


L'EPOCA E I LUPI  






















“Di notte, mentre correvo su e giù per l’enorme reparto a sistemare le macchine, mormoravo versi. Dovevo imparare tutto a memoria [...] La memoria era un mezzo supplementare di custodia, e mi è servita moltissimo nella mia difficile impresa”
Nadezda Mandel'stam

venerdì 18 maggio 2012

Osip Emil’evič Mandel’štam



Nel novembre del 1933 scrive un libello contro Stalin nel quale prende in giro “Il montanaro del Cremino” e denuncia la grave carestia provocata dalla collettivizzazione forzata; viene attaccato sulla «Pravda». Nel ’34, per componimenti «antisovietici», è esiliato per tre anni a Cerdyn’, negli Urali, a oltre mille chilometri da Mosca. Qui, ricoverato in ospedale per una forma di miocardite, tenta il suicidio. Per intervento di Bucharin la pena è commutata in residenza coatta. Sceglie Voronež, nel sud della Russia, dove vive con la moglie dal ’35 al ’37. Qui compone le poesie dei «Quaderni di Voronež». Rientrato a Mosca, non ottiene il permesso di residenza; tenta di stabilirsi a Leningrado. La sua salute peggiora. Nel ’38 è di nuovo arrestato e condannato a cinque anni di deportazione «per attività controrivoluzionaria». Internato in un lager di transito presso Vladivostok, muore – ufficialmente – il 27 dicembre. Il suo ricordo fu conservato, per lungo tempo clandestinamente, dalla moglie Nadežda che aveva imparato a memoria numerosi testi poetici del marito.

Non sono ancora morto, non sono ancora il solo,
mentre con l’amica mia accattona
mi diletto della vastità delle pianure
e della fame, della foschia e bufera.
In splendida miseria, nel lussuoso squallore
vivo solo – tranquillo e confortato –
¬Benedetti giorni e notti,
e l’innocente, soave voce del lavoro.
Sventurato colui che, come la sua ombra,
spaventa il latrato e il vento falcia,
e povero colui, che solo a metà vivo
l’elemosina chiede alla sua ombra.
Gennaio 1937. Voronež.