“Volevo mostrare in maniera contrastiva che il capitalismo non è un modo naturale di esistere, produrre, consumare. L’ideologia opera naturalizzando ciò che è sociale e storico. L’ideologia deve rendere naturale ciò che non lo è. Deve esistere come le montagne e gli alberi. Quindi come non criticabile, né trasformabile.
Nel pensiero dei greci antichi c’era il comunitarismo, che piaccia o no. Da Talete a Epicuro, l’individuo è concepito come parte di una comunità più grande, senza la quale non può essere pensato né svilupparsi.
Non solo: i greci ci insegnano anche il concetto di métron, misura. Cultura, filosofia, arte greca sono tutte interpretabili nel quadro di una metafisica della misura. Nelle commedie, come in Aristofane, si è ridicoli perché al di là dei limiti, così come le tragedie scaturiscono dalla tracotanza di chi supera il limite. Lo stesso vale per la filosofia. I cosiddetti presocratici, non erano certo dei ‘naturalisti’ (è l’ideologia che ce li presenta come scienziati ante litteram), ma legislatori comunitari, che agivano all’interno della polis. Parmenide, Solone o Talete: pensatori greci che stigmatizzano la dismisura.
Il culmine di questo principio lo abbiamo con Aristotele, che nella ‘Politica’ distingue l’economia ‘buona’, quella dei bisogni finiti dell’oikos, della casa, dall’economia cattiva, la crematistica, che non conosce limiti. Un’incredibile condanna di quello che in futuro sarà il capitalismo”. Diego Fusaro da "Altreconomia" Ripartiamo dal limite
Nessun commento:
Posta un commento