giovedì 10 aprile 2014
GINO DE DOMINICIS
Le mie opere spesso si sono rifiutate di partecipare alle grandi mostre.
Le sfilate di moda avrebbero sicuramente ancora più successo se non ci fossero i vestiti.
Chi crede di poter realizzare le proprie opere "portando avanti" la "ricerca" di altri artisti, scambia l'arte con la scienza.
L'affrettarsi a voler storicizzare "in diretta" l'arte contemporanea e il piazzarla immediatamente nei Musei, nasce dalla paura del giudizio dei posteri.
Il termine "arte concettuale", di origine americana, in Italia è molto piaciuto forse perché ricorda nomi di persona molto diffusi come Concetta, Concezione, Concettina ecc ...; e viene di continuo usato stupidamente per etichettare tutto ciò che in arte non è immediatamente riconoscibile.
L'unico nomadismo riscontrabile nelle mie opere è che qualche volta sono state trasportate fuori da Roma per una mostra.
Il disegno, la pittura la "scultura"; materiali, immobili e muti, sono ontologicamente l'opposto di tutti gli altri linguaggi artistici.
Il '68, tra l'altro, ci ha regalato: prima i "galleristi creativi", poi "critici creativi" e più recentemente i "direttori di museo creativi"; sono attesi "collezionisti creativi", "direttori di zoo creativi", "chirurghi creativi", "capistazione creativi" ecc. ecc...
La rimbambita moda dello "sconfinamento", della interdisciplinarietà e della multimedialità ha reso possibile la partecipazione nelle grandi mostre d'arte, in veste di artisti, a: musicisti, registi, poeti, giornalisti, fotografi, ballerini, ecologisti, attori, critici, galleristi, sociologi, commediografi, performers, filosofi ecc. ecc...
Chi non crea opere d'arte con il disegno e la pittura, non lo fa per una propria scelta, molto più semplicemente non è capace di farlo.
Non è mai esistito un "mondo dell'arte", ma solo opere d'arte nel mondo.
Un'opera, una volta terminata, mi deve sorprendere e rimandarmi più energie di quante ne ho impiegate per realizzarla. L'opera in questo modo è "antientropica" e contraddice il "secondo principio della termodinamica". Si riappropria così del problema della morte e dell'immortalità dei corpo, senza delegarlo alla scienza e agli scienziati, il che sarebbe pericoloso.
Il pittore, per vivere, può aver bisogno di vendere le proprie opere.
Le opere d'arte sono tutte contemporanee. Altrimenti sarebbe come se vedendo arrivare un'automobile del 1920 si decidesse di attraversare tranquillamente la strada pensando di non poter essere investiti, essendo quell'automobile di un'altra epoca. Mentre non è così. Per le opere d'arte è lo stesso, sono sempre "in diretta".
Il pubblico, anziché abbonarsi a Internet o riempirsi le case di cataloghi o di libri, farebbe meglio ad abbonarsi alle linee aeree o ferroviarie e andare a vedere le opere d'arte dal vero.
Ogni linguaggio ha origine da una istanza. L'immortalità fisica è l'istanza delle arti maggiori e ha il proprio paradigma nel capolavoro.
Io sono sicuramente più antico di un'artista egiziano.
Oggi, tra i tanti "rovesciamenti", si perpetua anche nell'arte una percezione del tempo rovesciata; l'arte e gli artisti contemporanei infatti si considerano e sono considerati moderni, mentre venendo dopo tutto ciò che li precede, dovrebbero sapere di essere più antichi.
Il disegno, la pittura, la "scultura", non sono forme di espressione tradizionali, ma originarie. Quindi anche del futuro.
Le sfilate di moda avrebbero sicuramente ancora più successo se non ci fossero i vestiti.
Chi crede di poter realizzare le proprie opere "portando avanti" la "ricerca" di altri artisti, scambia l'arte con la scienza.
L'affrettarsi a voler storicizzare "in diretta" l'arte contemporanea e il piazzarla immediatamente nei Musei, nasce dalla paura del giudizio dei posteri.
Il termine "arte concettuale", di origine americana, in Italia è molto piaciuto forse perché ricorda nomi di persona molto diffusi come Concetta, Concezione, Concettina ecc ...; e viene di continuo usato stupidamente per etichettare tutto ciò che in arte non è immediatamente riconoscibile.
L'unico nomadismo riscontrabile nelle mie opere è che qualche volta sono state trasportate fuori da Roma per una mostra.
Il disegno, la pittura la "scultura"; materiali, immobili e muti, sono ontologicamente l'opposto di tutti gli altri linguaggi artistici.
Il '68, tra l'altro, ci ha regalato: prima i "galleristi creativi", poi "critici creativi" e più recentemente i "direttori di museo creativi"; sono attesi "collezionisti creativi", "direttori di zoo creativi", "chirurghi creativi", "capistazione creativi" ecc. ecc...
La rimbambita moda dello "sconfinamento", della interdisciplinarietà e della multimedialità ha reso possibile la partecipazione nelle grandi mostre d'arte, in veste di artisti, a: musicisti, registi, poeti, giornalisti, fotografi, ballerini, ecologisti, attori, critici, galleristi, sociologi, commediografi, performers, filosofi ecc. ecc...
Chi non crea opere d'arte con il disegno e la pittura, non lo fa per una propria scelta, molto più semplicemente non è capace di farlo.
Non è mai esistito un "mondo dell'arte", ma solo opere d'arte nel mondo.
Un'opera, una volta terminata, mi deve sorprendere e rimandarmi più energie di quante ne ho impiegate per realizzarla. L'opera in questo modo è "antientropica" e contraddice il "secondo principio della termodinamica". Si riappropria così del problema della morte e dell'immortalità dei corpo, senza delegarlo alla scienza e agli scienziati, il che sarebbe pericoloso.
Il pittore, per vivere, può aver bisogno di vendere le proprie opere.
Le opere d'arte sono tutte contemporanee. Altrimenti sarebbe come se vedendo arrivare un'automobile del 1920 si decidesse di attraversare tranquillamente la strada pensando di non poter essere investiti, essendo quell'automobile di un'altra epoca. Mentre non è così. Per le opere d'arte è lo stesso, sono sempre "in diretta".
Il pubblico, anziché abbonarsi a Internet o riempirsi le case di cataloghi o di libri, farebbe meglio ad abbonarsi alle linee aeree o ferroviarie e andare a vedere le opere d'arte dal vero.
Ogni linguaggio ha origine da una istanza. L'immortalità fisica è l'istanza delle arti maggiori e ha il proprio paradigma nel capolavoro.
Io sono sicuramente più antico di un'artista egiziano.
Oggi, tra i tanti "rovesciamenti", si perpetua anche nell'arte una percezione del tempo rovesciata; l'arte e gli artisti contemporanei infatti si considerano e sono considerati moderni, mentre venendo dopo tutto ciò che li precede, dovrebbero sapere di essere più antichi.
Il disegno, la pittura, la "scultura", non sono forme di espressione tradizionali, ma originarie. Quindi anche del futuro.
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