IL SOLE DI FATIMA
Ripenso a quei tre contadinelli
di Fatima che oltre alla “seccatura” delle apparizioni, ad essere stati eletti antenne di
Dio, senza volerlo, si sono anche trovati a dover subire l’irritante mugolio dei
non credenti, che sono di una pesantezza assoluta e di un grigiore depressivo
quasi come certi “crudisti” che denunciano con il loro aspetto “insano” il
sospetto che qualcosa nella loro alimentazione “scricchioli”.
Gli atei credono nel non credere
in modo assoluto. Sono degli assolutisti cosi’ convinti in cio’ che non credono
che se noi umani con la facoltà del dubbio avessimo solo una parte di questo
credo avremmo raggiunto la santità qui sulla terra. Gli atei sono ormai gli
unici che credono in qualcosa di serio, affermano l’inesistenza necessaria di Dio a cui
non credere. Sono dei punti di
riferimento perchè guardandoli in faccia non si riesce a fare a meno di credere che alcunché li trascenda, qualcosa, qualunque cosa rallegri oltre quelle opache espressioni di cinico
risentimento. Ecco! Noi peccatori crediamo ancora in qualcosa di eversivo rispetto
alla ragionevolezza della scienza: fantasmi, dischi volanti, teorie del
complotto, santi, madonne, miracoli, guarigioni. Poveri atei se sapessero quello che si perdono... se
scoprissero che la stessa scienza ormai dialoga quotidianamente con l’Ente
divino, se solo immaginassero... Tanto puerile positivismo lo si riscontra
spesso tra gli adolescenti, figli di genitori atei di “sinistra” o meglio tra
gli adulti rimasti bambini con genitori militanti di Partito, bambini cresciuti a caramelle al rabarbaro (punitive). Questo credo è un
credo per il solo Padre, non Nostro (universale, collettivo) No, no, solo loro, personale, privato.
L’Eroe in pantofole che guarda la televisione e litiga con la moglie mentre
trascura i figli che dice di amare. Ah dolce povera suor Lucia! penso a quali
sofferenze avrà patito con le Sue Profezie portate nel cuore, da ridistribuire
agli umani che non credono piu’ a nulla se non a tutto cio’ che è dentro le
mura della loro casa di proprietà. Quella peste che tutto copre in un manto di
miseria: l’effimera ideologia del vuoto; la morte vivente. A.F.