giovedì 2 agosto 2012



John Brockman e la Terza Cultura

a cura di Barbara Gallavotti

http://www.moebiusonline.eu/fuorionda/audio/brockman.mp3

Gli Stati Uniti hanno l'enorme vantaggio di poter disporre di un bacino di lettori enorme, solo le persone che lavorano nelle università, e quindi sono sensibili a queste letture, sono cinque milioni... In passato lei ha definito gli Stati Uniti come la culla della cultura mondiale, lo pensa ancora?
Bhè, lo ho scritto nel 1991, non lo riscriverei oggi. Da allora fra l'altro abbiamo avuto otto anni di amministrazione politica neandertaliana, cosa che alimentato una schiuma che ha soffocato le attività intellettuali e i media; purtroppo negli Stati Uniti i media non sono più indipendenti come un tempo, fanno parte di corporazioni e si sintonizzano con i rappresentanti del potere. I tempi sono cambiati. Oggi assistiamo a un rientro di cervelli in Paesi come India e Cina: persone che lasciano le più prestigiose università americane per tornare nei loro paesi d'origine e occupare posizioni importanti. Inoltre una singola compagnia indiana in un anno può promuovere la formazione di più ingegneri di quanti se ne formino negli interi Stati Uniti. Temo quindi che l'epoca della gloria americana sia passato, e forse non tornerà per molto tempo.


Cinema italiano e mancanza di spirito critico

di Maurizio G. De Bonis

Punto di Svista – Arti Visive in Italia